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La telefonata di Draghi a Putin: il contenuto della conversazione e l’Italia garante della sicurezza ucraina

La guerra imbastita dal Cremlino e gli orrori che si porta dietro sembrano non fermarsi. Le ultime notizie ci informano di attacchi russi ai danni della popolazione ucraina e delle infrastrutture civili: teatri, scuole, università, ospedali, addirittura sparatorie sulla folla. In questo clima di tensione il mondo geo-politico sta cercando soluzioni diplomatiche volte a una rapida risoluzione del conflitto: una di queste è la conversazione telefonica tra il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin, in cui il Premier italiano spinge per “parlare di pace” e chiede spiegazioni sul pagamento in rubli del gas russo. In tutto questo, l’Italia  si fa garante della sicurezza dell’Ucraina: di seguito tutti i dettagli delle ultime notizie del conflitto Russia-Ucraina di portata mondiale.

Draghi chiama Putin

30 marzo 2022: Mario Draghi chiama Vladimir Putin per un colloquio telefonico durato circa un’ora. Il punto saliente della conversazione può essere riassunto con la frase di Draghi che dice: «Presidente Putin, la chiamo perché voglio parlare di pace». Ciò che si sono detti i due capi di stato lo ha raccontato lo stesso Presidente Draghi in conferenza stampa estera: ecco il loro scambio di battute così come riportato dal Corriere della Sera.

Draghi: «Presidente Putin, la chiamo perché voglio parlare di pace».

Putin: «Certo, parliamo di pace».

Draghi: «La Russia ha previsto un cessate il fuoco? E quando potrebbe avvenire? Fermare le operazioni militari sarebbe molto importante per dimostrare che il desiderio di pace esiste davvero».

Putin: «Le condizioni per il cessate il fuoco non sono ancora mature, ma è stato aperto il corridoio umanitario di Mariupol».

Draghi: «Per risolvere i nodi cruciali di un accordo servirebbe un incontro tra lei e Zelensky».

Putin: «I tempi non sono maturi, prima occorre che le trattative vadano avanti. Ci sono piccoli passi avanti nei negoziati».

Draghi: «Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di pace, ma dobbiamo stare con i piedi per terra».

Draghi: «Quanto alle forniture di gas, come pensa che si possa cambiare la valuta di pagamento senza violare i contratti?».

Putin: «I contratti esistenti rimangono in vigore. Le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari».

Draghi: «I tecnici si metteranno in contatto. E anche noi due  restiamo in contatto, se lei è d’accordo».

Putin: «Sono d’accordo, resteremo in contatto».

L’Italia garante della sicurezza ucraina

Serhiy Leshchenko, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha spiegato il ruolo che l’Italia svolgerà in qualità di garante dei negoziati Kiev – Mosca. Il fatto che l’Ucraina non possa entrare a far parte della Nato ha spinto Zelensky a cercare  paesi garanti che forniscano garanzie solide in caso di attacchi futuri di qualsiasi natura,  dalle aggressioni militari alle guerre ibride e cibernetiche.

“Garante” in che termini

Leshchenko ribadisce il fatto che l’Ucraina si fiderà della Russia soltanto se l’Italia si  farà garante della loro sicurezza. Potrebbe significare che, in caso di attacco russo, l’Italia dovrà entrare in guerra contro il Cremlino? Al momento nulla è deciso, proprio in questi giorni si stanno discutendo segretamente tutti i dettagli per delineare a fondo la questione.

“The Italian Job”: un gioco pericoloso

È ancora presto per parlare della condizione di “garante” dell’Italia nei confronti sia dell’Ucraina che della Russia, per poterlo fare è necessario attendere l’esito dei negoziati. Ciò che è indubbio è l’aumento della spesa militare, tanto europea quanto italiana, aspetto che ha scatenato diverse polemiche.

Il gas russo dovrà essere pagato in rubli

Se gli  stati ostili alla Russia non accetteranno il pagamento del gas russo in rubli, Putin darà una stretta all’esportazione di tale risorsa. La minaccia è  stata regolamentata con tanto di decreto firmato da Putin che, dal 1° aprile 2022, prevede l’apertura, da parte dei paesi acquirenti, di due conti presso la banca russa Gazprombank, uno in valuta straniera e un altro in rubli: sarà la banca russa a convertire le valute estere in rubli. Sebbene ai paesi esteri non venga imposto assolutamente nulla, con questa mossa il Cremlino raggiunge due importanti obiettivi per la sua economia: l’innalzamento del prezzo del metano e il conseguente sostentamento della valuta nazionale.

Una mossa delicata

Difficilmente il Cremlino obbligherà gli  stati ostili a pagare il gas russo in rubli: così facendo, verrebbero violati i contratti fino ad ora stipulati e per la Russia significherebbe una nuova sfilza di sanzioni, oltre che un decisivo razionamento delle forniture richieste dai  paesi esteri. D’altro canto, il costo più elevato del metano genererà molti più profitti alla Russia, permettendole di finanziare ulteriormente laguerra.

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