Site stats Emanuela Orlandi: riaprono le indagini a 40 anni dalla scomparsa – Limelight Media

Emanuela Orlandi: riaprono le indagini a 40 anni dalla scomparsa

Le cronache del nostro paese sono purtroppo puntellate di casi irrisolti. Alcuni così nebulosi e aggrovigliati che anche quando la verità sembra essere stata portata alla luce, resta comunque il dubbio che qualcosa non sia stato fatto a dovere. Il caso di Emanuela Orlandi, oltre a lasciare qualche remora sulla conduzione delle indagini, non ha mai portato a nessuna verità. Il suo nome è diventato così tristemente famoso, da essere conosciuto anche da chi la cronaca di questa storia non l’ha vissuta in prima persona. Oggi, a quarant’anni dalla sua scomparsa, le indagini vengono riaperte, con la speranza che questa volta la verità sia davvero vicina. 

La famiglia Orlandi

Emanuela era nata a Roma il 14 gennaio del 1968, da Ercole Orlandi e Maria Pezzano. All’epoca della sua scomparsa viveva in Vaticano, in quanto suo padre era commesso della Prefettura della Casa Pontificia. Aveva quattro fratelli: Pietro, Natalina, Federica e una sorella più piccola, Maria Cristina. 

Il caso 

Era il 22 giugno del 1983 quando al telegiornale si sentì per la prima volta il nome di Emanuela Orlandi e, purtroppo, non per una lieta notizia. La giovane quindicenne era scomparsa nel nulla tornando a casa, dopo una lezione di musica. 

L’ultima telefonata e la scomparsa

Dalla ricostruzione di quel pomeriggio d’estate sappiamo che Emanuela era uscita di casa come al solito per andare a lezione di pianoforte, di flauto e solfeggio. Lo stesso pomeriggio a casa Orlandi arrivò una sua telefonata, fatta da una cabina telefonica, alla quale rispose la sorella Federica. Emanuela chiamò per dire che un uomo l’aveva avvicinata proponendole un lavoro di volantinaggio, di poche ore, pagato eccessivamente bene. Federica consigliò alla sorella di tornare a casa per parlarne con i genitori, ma a casa la ragazza non ci è mai più tornata. 

Le ipotesi

Alla notizia della scomparsa di Emanuela si mise in moto una poderosa macchina di ricerche e di indagini. Persino l’allora Papa Giovanni Paolo II intervenne con un appello accorato per far tornare a casa la ragazza. Gli investigatori seguirono numerose piste investigative: chiamarono in causa lo Stato Vaticano e lo Stato Italiano. Le indagini si intrecciarono con quelle del recente fallimento del Banco Ambrosiano. Si ipotizzò un coinvolgimento della Banda della Magliana, protagonista in quegli anni di tristi fatti di cronaca nella capitale. Si pensò persino ad un rapimento per chiedere la liberazione di Ali Agca, attentatore del papa l’anno precedente. E, ovviamente, non fu tralasciata la pista della pedofilia. Nulla. Nessuna ipotesi si rivelò essere quella giusta. 

La riapertura del caso 

A pochi giorni dal 55esimo compleanno di Emanuela, è arrivato l’annuncio che il suo caso verrà riaperto. La famiglia e in particolare il fratello Pietro non si sono mai arresi, continuando sempre a cercare la verità. Gli inquirenti hanno fatto sapere, inoltre, che le indagini saranno strettamente connesse a quelle del caso di Mirella Gregori – coetanea di Emanuela, anche lei scomparsa a Roma poche settimane prima di Emanuela – e a quelle dell’omicidio di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate una sera dell’agosto 1990. 

Il dossier Orlandi 

Come in ogni indagine che si rispetti, c’è sempre qualcosa di incomprensibile. Anche per il caso di Emanuela è stato così. Anni dopo la sua scomparsa e la chiusura delle indagini con un nulla di fatto, monsignor Georg Gaenswein, ex segretario di Papa Benedetto XVI, parla di un misterioso dossier Orlandi nel suo libro Nient’altro che la verità, che sarebbe custodito da qualche parte in Vaticano. Elemento poi ritrattato dal prelato che intanto, però, aveva destato troppo interesse pubblico per essere semplicemente ignorato.

Vatican Girl 

Un caso così famoso e controverso non poteva non approdare in tv, in questo caso su Netflix. Da diverse settimane, sulla famosa piattaforma, è disponibile la serie Vatican Girl. La serie ha di certo contribuito a riaccendere i riflettori sulla vicenda. La storia, ricca di racconti e testimonianze, è stata trasmessa in più di 150 paesi nel mondo, vista da milioni e milioni di persone che hanno manifestato la loro vicinanza alla famiglia, dandole ancora più forza e determinazione nella loro lotta per far emergere la verità sulla scomparsa di Emanuela. 

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