Qual è l’età giusta per avere dei figli? Ci sono donne che dicono “20 anni” perché poi non si ha più la forza di stare dietro a piccole creature iperattive, altre che dicono “almeno 30” perché prima bisogna realizzare i propri sogni, raggiungere i propri obiettivi lavorativi, essere economicamente indipendenti e solo in seguito si può pensare alla famiglia. Ma se qualcuna dicesse “mai”? Non è raro, o meglio, è sempre più frequente incontrare donne che sanno di non essere nate per fare la mamma o che per sé hanno progetti che non prevedono gravidanze, poppate e pannolini. Vivere senza avere dei figli è spesso una scelta consapevole che però si porta dietro una certa impopolarità, come se fosse una vergogna con la quale fare i conti. Ma perché? Perché siamo sempre così veloci a giudicare? Perché è così difficile accettare che una donna possa non voler essere madre? Perché dobbiamo considerare una donna che non vuole avere figli quasi come un’anomalia della società o come una persona incompleta?
Profonde radici culturali
Quante sono le donne che nel mondo Occidentale arrivano alla soglia dei quarant’anni senza figli? Sempre di più. Prima si studia o si trova un lavoro, ci si crea una stabilità o un’indipendenza economica e poi si mette su famiglia. Fino a qualche decennio fa tutto questo era impensabile. Se una donna a trent’anni era ancora single e senza figli veniva subito promossa nella categoria delle zitelle, di quelle che non ce l’avevano fatta ad avere una vita felice e dovevano accontentarsi di fare le zie. Oggi, grazie a Dio, questa percezione si è almeno affievolita, ma se la società è più clemente con le donne più mature (perché hanno ancora speranza), lo è di meno sulla scelta deliberata e consapevole di non avere figli. Le aspettative su matrimonio e figli sono così radicate, così incardinate nel “normale” evolversi della vita di una donna che coloro che non si adeguano sono considerate quasi delle outsider.
Una questione di tempi
Ci sono donne che scelgono di non essere madri o di non esserlo per un certo periodo della propria vita. Ma quando i loro coetanei (fratelli, cugini, amici) iniziano a diventare genitori, si viene inevitabilmente tagliati fuori. Da un lato perché loro condividono molti più argomenti su cui confrontarsi (culle, passeggini, pannolini, dentini e latte in polvere), dall’altro perché prende corpo l’inesorabile fatidica domanda da fare a chi non ha “ancora” figli: “ma tu? Quando pensi di diventare madre?”. Senza riflettere sul fatto che non per forza dobbiamo tutti condividere le stesse ambizioni e che la voce “avere dei figli” non è una tappa obbligata nella vita di una donna. Le donne che scelgono di non avere figli si trovano molto spesso a dover lottare per legittimare il proprio status e a farsi quasi perdonare da tutte le altre mamme.
Non devono nessuna spiegazione a nessuno
Essendo viste come una sorta di eccezione, delle mosche bianche alle quali la società concede una deroga, dalle donne che scelgono di non avere figli sembra quasi di dover pretendere una spiegazione per la loro scelta. Ma non devono nessuna spiegazione a nessuno. Non è un errore del quale scusarsi, non è una rinuncia. È una scelta e come tale va rispettata. Se nell’immaginario collettivo la femminilità è fortemente legata alla maternità, non è detto che tutte le donne debbano per forza desiderare di diventare madri. Le rigidità e i preconcetti che abbiamo nella nostra testa sono un problema nostro, non di chi sceglie a pieno diritto cosa fare della propria vita.
Uno stereotipo patriarcale
Il fatto che l’identità della donna, della femminilità, sembri quasi indissolubile dalla maternità, è il motivo per cui la società trova ancora difficile vedere una donna senza figli pienamente realizzata e felice. Cosa che non vale per gli uomini. L’uomo che non vuole diventare padre non ha nulla di cui scusarsi, niente da farsi perdonare. L’uomo è padrone della propria vita ed è naturale che pensi a se stesso e alla sua realizzazione. Ma la donna che non vuole sperimentare la maternità, che non vuole vivere questa esperienza idilliaca “che ti cambia la vita”, che non si impegna per essere considerata una brava ragazza felice dalla società, cos’ha di sbagliato? Qual è il suo problema? Forse odia i bambini? No. O forse sì, chissà. Ma se anche a noi è capitato di porre queste domande, forse dovremmo chiederci se non abbiamo interiorizzato uno stereotipo di struttura patriarcale tanto forte quanto insano e ingiusto.
È ora di cambiare
È ora di cambiare, di abbandonare il preconcetto della maternità come unico e solo obiettivo felice della vita di una donna. Una donna può scegliere di sposarsi o no, di avere dei figli o no, di avere un lavoro o di prendersi cura della casa (anche senza figli), di vivere di scienza, di arte e di dedicarsi alla politica. Nessuno ha il diritto di approvare o di ridicolizzare le scelte altrui. Si può vivere felici con una famiglia numerosa, si può vivere felici anche senza figli.