Le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi per i processi “Ruby” si sono concluse con una piena assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Dopo anni di tensioni, incertezze e celebrazioni nelle aule di tribunale, si è tutto concluso con un nulla di fatto e la cosa sembrerebbe avvalorare la tesi – sostenuta da molti esponenti vicini all’ex premier e non solo – secondo la quale i processi a suo carico siano stati dei trasversali strumenti politici usati contro di lui. Sono molti i personaggi intervenuti a riguardo e tra i più degni di nota c’è proprio la figlia di Silvio Berlusconi, Marina, presidente del gruppo Fininvest.
L’assoluzione del padre è stata motivo di gioia e di sollievo non solo per la primogenita dell’ex premier, ma ovviamente per tutta la famiglia. Dopo quasi un decennio dall’inizio di questa disavventura giudiziaria, “il fatto che la giustizia riconosca finalmente la verità è importante, ma è una vittoria che ha avuto un prezzo troppo alto, non solo per mio padre, anche per tutte le persone che lo amano e lo stimano, per i milioni di italiani che negli anni lo hanno votato. Una persecuzione del genere non si può cancellare così, con un colpo di spugna”.
E ha continuato attribuendo un’importante responsabilità alla magistratura e ai magistrati che utilizzano la propria posizione per condizionare le vicende politiche del paese: “Ci sono voluti nove anni perché mio padre venisse assolto, e assolto ‘perché il fatto non sussiste’, da una accusa tanto infondata quanto infamante e del tutto priva di senso e di logica. Ed è la quarta assoluzione nei quattro processi celebrati per i vari filoni di quel mostro giuridico chiamato ‘caso Ruby’, che si trascina da dodici anni. Questa vicenda, nata sul nulla e sul nulla portata avanti con furioso accanimento ideologico da una piccola ma potente parte della magistratura, ha segnato e condizionato la storia e la politica del nostro Paese, la sua stessa immagine all’estero. Mi auguro che questa ennesima dimostrazione dei guasti provocati dalla faziosità e dall’odio coltivato contro l’avversario favorisca il processo di cambiamento, che i tribunali possano finalmente essere davvero per tutti aule di giustizia e non di lotta politica, che i cittadini possano guardare alle toghe con la fiducia che gran parte di esse meritano. Solo in questo modo, credo, questa vicenda potrà forse risultare un po’ meno drammaticamente assurda”.
Al commento di Marina Berlusconi ha fatto poi eco quello della sorella Barbara, che in un comunicato ha detto “Mio padre è l’uomo più perseguitato del mondo, con 86 processi e più di 4000 udienze. È un processo surreale, che nemmeno doveva cominciare. Uno strascico del primo processo Ruby, nel quale mio padre era già stato assolto con formula piena. Il tribunale oggi afferma che il fatto addirittura non sussiste.” E ha poi proseguito il suo commento con una nota più personale: “da figlia provo una doppia amarezza: oltre al danno di immagine, non tutti comprendono come i processi colpiscano l’animo, ma soprattutto la salute della persona indagata”.