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Com’è morto Rino Gaetano: misteri e ombre sul terribile incidente

Rino Gaetano: artista geniale, personalità ribelle, personaggio iconico e immortale. Un uomo che tramite la sua musica ha lasciato un segno indelebile nella cultura italiana, tanto ieri quanto oggi, diventando un vero e proprio culto per generazioni intere, anche dopo la sua tragica scomparsa. Quello della sua morte, avvenuta 40 anni fa, il 2 giugno 1981 a Roma, è un evento tutt’ora avvolto dal mistero. Negli anni si sono avvicendate diverse teorie e leggende sul terribile incidente. Predizione, difficoltà nel soccorrerlo, servizi segreti e massoneria: ecco tutti i misteri sulla morte di Rino Gaetano.

Un evento già successo in passato

Circa due mesi prima dell’incidente fatale, l’8 gennaio 1979, Rino Gaetano fu protagonista di un incidente che vide la sua auto distrutta lasciando il cantante totalmente illeso: un fuoristrada invase la corsia dove si trovava Rino Gaetano, spingendo la sua Volvo contro il guard-rail.

Il terribile incidente

2 giugno 1981: Rino Gaetano, all’apice della sua carriera, si trovava in compagnia di amici in giro per i locali di Roma. Di rientro a casa, mentre percorreva Via Nomentana, la stessa strada dove abitava con i genitori e con la sorella Anna, la sua macchina invase la corsia opposta e venne travolta da un camion. L’impatto fu fatale.

Le circostanze della morte

C’è chi parla di un malore, chi di un colpo di sonno. L’autopsia rivelerà come causa della perdita di controllo del veicolo un possibile collasso. Nell’impatto Gaetano urtò violentemente il capo contro il parabrezza, tanto da sfondarlo, e il petto batté in modo drastico su volante e cruscotto.

Difficoltà di soccorso

Quando venne trasferito al Policlinico di Roma il cantante era già in coma ed era necessario un intervento in un reparto di traumatologia cranica di cui il Policlinico era sprovvisto. Una delle tante leggende è che si fecero diversi tentativi presso altri ospedali (il San Giovanni e il San Camillo) e che venne rifiutato da tutti quelli contattati. Solo alle prime luci dell’alba il cantante venne trasferito al Gemelli, dove morì intorno alle 6 del mattino.

La predizione

In una delle sue canzoni rimaste inedite e scritta dieci anni prima dell’incidente, il cantante sembra predire la sua morte. “La ballata di Renzo”, infatti, racconta la storia di un ragazzo che muore per mancate cure in circostanze molto simili a quelle del cantante calabrese:

«La strada era buia, s’andò al S. Camillo

e lì non l’accettarono forse per l’orario,

si pregò tutti i santi ma s’andò al S. Giovanni

e lì non lo vollero per lo sciopero.»

Una leggenda smentita

In realtà, la sorella Anna conferma che Rino fu portato al Policlinico Umberto I solo perché era il posto più vicino e che contattarono gli altri ospedali telefonicamente per verificare la disponibilità di una sala operatoria attrezzata. Purtroppo, nessun ospedale era provvisto di un reparto adibito per le lesioni craniche.

I servizi segreti

Bruno Mautone, avvocato penalista campano, sostiene di avere prove schiaccianti in merito all’implicazione dei servizi segreti nella morte del cantautore. Secondo l’avvocato molti degli amici di Rino Gaetano erano agenti segreti affiliati alla CIA ed ai servizi segreti italiani, questi rapporti spiegherebbero alcune delle sfumature oscure presenti nei testi del cantante. Altro fatto inquietante è che anche Enrico Carnevali, uno degli amici più cari di Rino Gaetano, figlio di una figura importante nello spionaggio filoamericano, morì nel 1986 in un incidente d’auto.

Gli indizi di un presunto omicidio nei testi

L’avvocato campano sostiene che alcuni dei protagonisti citati nel brano “E Berta filava”, per la precisione “Mario”, “Gino” e “il santo vestito d’amianto” fossero rispettivamente i ministri Mario Tanassi e Luigi Gui detto Gino, coinvolti nello scandalo Lockheed, ed Eugenio Cefis, presidente Eni e Montedison. Per Mautone il fatto che Gaetano aveva svelato tra le righe delle sue canzoni fatti inquietanti a lui contemporanei gli costò caro. In merito all’incidente di 40 anni fa “si parlò di scontro frontale con il camion e invece fu diagonale e, ad appena 48 ore dalla morte di Rino Gaetano, due senatori presentarono un’interrogazione scritta urgente per avere chiarimenti sull’incidente” – conclude Mautone.

La massoneria

L’avvocato sostiene anche che il cantante era affiliato alla massoneria e “depositario di informazioni riservatissime e frequentatore di ambienti politici”. A testimonianza di tutto questo, secondo Mautone, c’è l’amicizia tra Rino Gaetano e la figlia del medico personale di Licio Gelli, ritenuto capo supremo della loggia massonica P2: Elisabetta Ponti. “Del resto, quando Rino in Rai cantò la canzone “E Berta filava” – aggiunge Mautone – “con lui c’era un cane, che era proprio di Elisabetta Ponti”.

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